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Una piccola isola delle Antille quasi sconosciuta, popolata dai nativi creoli e dai governanti francesi in apparente perfetta armonia. Mademoiselle de Rennes, Berthe per gli amici, racconta la vita che ha condotto in questo mondo così lontano ma così simile a quella in un qualunque borgo europeo dove il “signorotto” del luogo vive con tutta la sua corte composta da figli, moglie, amici fidati, amanti occasionali e fedeli servitori. Scritto e tradotto molto bene, il racconto evita di dare riferimenti storici e politici, cercando di farci restare chiusi nel grande giardino della casa sulla piccola isola, dove la trama di questo cosiddetto “travelogue” (letteratura di viaggio) uscito nel 1953, si sviluppa quasi in una sola serata. Non si tratta del rispetto delle regole aristoteliche, ma della necessità di concentrare l’attenzione su quegli eventi, quelle emozioni e i sentimenti che la “serata” suscita: nulla sarà più come prima, neppure per la narratrice che settantenne rivive passo dopo passo la sua storia e quella dell’isola raccontandola ad un ascoltatore attento, ma appena conosciuto. Il romanzo dell’inglese Leigh Fermor è diventato un libretto d’opera e leggendolo, se ne capisce il perché: tutto sensazionale, tutto coloratissimo, tutto drammatico ma senza tragedia, pochi i protagonisti ma molto ben delineati e dietro uno sfondo esotico e senza tempo.

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