RITRATTO DI SIGNORA
Isabel, giovane ragazza americana, accetta l’invito della zia per un viaggio in Europa.
E’ intelligente, curiosa, gelosa della sua indipendenza e l’Europa rappresenta l’occasione per lasciare la sua monotona cittadina americana dove vive e conoscere il mondo. Porta con sé l’incontro, se non lo scontro, tra il progressismo della società statunitense nella seconda metà dell’800 e il tradizionalismo di quella inglese.
Nel nostro gruppo di lettura l’abbiamo seguita nel lungo romanzo di Henry James: più di cinquecento pagine che, a giudizio condiviso, hanno messo un po’ a dura prova la nostra voglia di lettura. Ma alla fine, sempre per giudizio condiviso, il romanzo è piaciuto.
E’ stato interessante leggere e discutere in tutte le sue sfaccettature il carattere di Isabel: ambiziosa e quasi superba nel rifiutare i pretendenti che incontra nella meravigliosa dimora di campagna del marito della zia; affettuosa e dolcissima nei rapporti con il cugino Ralph che, molto malato, rinuncia a esprimere i suoi sentimenti (amore, affetto? Quanto ne abbiamo discusso!); ingenua quando cede ai maneggi di madame Merle, all’apparenza gentile e discreta, in realtà burattinaia di un intreccio segreto di cui sarà vittima; caparbia e pronta a sfidare quanti tentano senza successo di dissuaderla dallo sposare Osmond, uomo gretto, subdolo, approfittatore della grande eredità che la ragazza aveva ricevuto dallo zio; faticosamente responsabile nel tentativo di stabilire un rapporto con Pansy, la figlia che Osmond ha affidato alle suore per la sua educazione perché ne facessero una creatura succube del padre e abituata solo all’obbedienza.
Isabel, nella prima parte del romanzo ha grande coraggio e autostima di sé. Di lei James scrive “di solito dava per scontato di avere ragione, anche se non ce n’erano le prove; non si sottraeva all’omaggio. (……) C’era in lei una speranza sconfinata di non agire mai male”. Con il progredire del racconto, invece, è sempre più sola contro tutti: non vuole riconoscere il suo errore, è schiacciata dall’inquietante segreto che la circonda di cui è stata messa a parte. Rimane tuttavia, anche se soffocato dal perbenismo e dai sensi di colpa, il desiderio di recuperare la sua libertà, bandiera di tempi passati, di fuggire dalla prigione fisica ed emotiva in cui il marito l’ha rinchiusa. Con un gesto per lei di grande disobbedienza e ribellione, lascia la casa matrimoniale per accorrere al capezzale del cugino morente.
Potrebbe essere, finalmente, anche il momento del trionfo dell’amore accettato e liberatorio attraverso l’incontro con il vecchio fidanzato americano che l’aspetta al suo ritorno.
La narrazione è lenta, attenta ai particolari dei caratteri, dei luoghi e degli ambienti, senza fretta di chiudere vicende o arrivare a soluzioni. E con abilità da grande narratore James non sceglie un finale per il suo romanzo; risolto un mistero, ne propone un altro.
Non sapremo cosa farà Isabel della sua vita, se fuggirà definitivamente o resterà con grande spirito di sacrificio rinnegando i sogni che aveva alla partenza dagli Stati Uniti.
Quale miglior situazione per noi, a questo punto lettrici esauste ma ancora pronte a discutere da differenti punti di vista come mettere la parola fine alla storia di Isabel?