FARNE A MENO PER AVERE DI PIU’
Un tempo lontano si scherzava sulle casalinghe che facevano mettere le pattine agli ospiti che entravano in casa per non sporcare il pavimento appena pulito e tutto doveva essere più bianco del bianco, le pubblicità sui detersivi tenevano banco in tivvù.
Il Covid per un certo periodo ha fatto togliere le scarpe in casa e in montagna è un rito assodato da tempo. La gente arriva con i doposci e nella borsa scarpette da casa.
Questa è educazione e attenzione alla pulizia che è aumentata di anno in anno, in realtà c’è di più.
Un tempo si lasciavano i denti storti ai bambini e dovevano rigare dritto e ubbidire senza discutere.
Oggi si mette l’apparecchio per i denti appena è caduto l’ultimo da latte e a 12 anni si comincia ad andare dallo psicologo.
Meglio, peggio, non so, diverso.
Abbiamo appreso molte nozioni in più, lo scibile umano si è ingrandito e ci comportiamo di conseguenza.
La conoscenza ci ha però fatto perdere la forza del nostro istinto.
La verità è che oggi siamo spaventati e insicuri e più siamo insicuri più cerchiamo aiuti e specialisti al nostro fianco.
La nonna diceva se hai un dolore usa le mani ma se dedicarsi a una pulizia ossessiva può distrarre da un dolore ne può portare un altro.
E allora non solo pulizia eccessiva per i bambini e adulti e casa ma anche airbag, cinture di sicurezza, orologi salvavita, spazzolini da denti ruotanti, apparecchi chirurgici tridimensionali, app per qualunque possibile accidente possa capitare, manuali su ogni azione quotidiana peggio degli americani negli anni 70, miriadi di oggetti da portarci dietro per possibili incidenti, martelli, tappi, chiodi, ogni giorno ne pubblicizzano uno, (se penso che noi bambini prendevamo in giro nostra madre perché nelle gite in montagna si portava un kit contro le vipere), allarmi se si dimentica il bambino in auto, allarmi se ci stiamo addormentando mentre guidiamo, addirittura letti salva terremoto che si chiudono sopra di te creando una specie di bara larga piena di acqua e cibo in scatola e ossigeno per resistere giorni sotto le macerie.
Abbiamo bisogno di rassicurazioni e consigli, non siamo più capaci di attingere alla nostra pancia per sentire cosa ci dice di fare, non sappiamo ascoltare per capire la strada giusta per noi, per figli e nipoti, anche il nostro corpo saprebbe parlarci ma gli preferiamo il dietologo, vogliamo che siano gli altri a dirci cosa fare.
E soprattutto le diete si cominciano il lunedì o dopo le feste, ci ingozziamo e poi ci mettiamo a dieta, mentre l’altra metà del mondo soffre la fame.
Sembrerebbe un girone infernale.
E intanto siamo sempre scontenti, ansiosi, preoccupati, agitati, di malumore, certo il mondo intorno è pieno di emergenze, come non tenerne conto, ma come diceva in “Canto notturno di un pastore errante in Asia” il grande Leopardi: “un fastidio m’ingombra la mente”.
La nostra mente è molto ingombrata, dai genocidi, dalle guerre, dalla povertà, dall’arroganza dei potenti e dal nostro quotidiano sempre più alle corde.
Stiamo mettendo in discussione meritocrazia e lavoro ad oltranza, diamo troppa importanza al tempo perché lo usiamo in malo modo invece di lasciarlo scivolare, ci sentiamo criceti sulla ruota.
Una volta c’erano il Natale, il Carnevale, la Pasqua e le vacanze estive.
Oggi ci sono una festa dopo l’altra importate da altre nazioni, una non è finita che già inizia l’altra, e i week end e i viaggi, una frenesia del fare, andare, cercare.
Siamo sempre di corsa strapieni di impegni, abbuffate di impegni inutili che fingono di sgombrare la mente e invece fanno proprio il contrario.
Giovani che da piccoli sono stati troppo coccolati (nell’altro mezzo mondo abbandonati o tramortiti) e ora non sanno come riempire il loro mondo e allora fare, andare, cercare, soprattutto comperare.
Ecco il vero problema: abbiamo armadi e case strapieni di oggetti di tutti i tipi e non ci fermiamo,
nel dubbio tra l’essere o l’avere ha decisamente preso il posto in prima linea l’avere, anche se con status symbol diversi da un tempo, meglio il piatto di legno che d’argento, per esempio, allora proprio da qui si può partire per trasformare la propria vita.
Liberiamoci degli oggetti o vestiti che non ci servono e che non usiamo, acquistiamo di meno, riempiamo la vita con l’ironia.
Anche il mondo ci sta pensando è dal 2022 che in alcune città italiane oltre che in Inghilterra, Germania, Olanda e Canada sono nate le librerie degli oggetti, in Italia siamo ancora agli inizi, la più famosa si chiama “Leila” di Antonio Beraldi e ha diverse sedi con più di 500 soci.
Un socio può cercare qualunque cosa gli serva, cavatappi, bicchieri, piatti, posate, cacciaviti, seggiolino dell’auto per il bambino, qualunque cosa, oppure li può scambiare e poi ovviamente riportare come si faceva con i libri della biblioteca della scuola.
Un’idea geniale per togliere pesantezza alle nostre spalle e permettere a tutti di usare le cose solo quando servono.
Anche molte aziende di abbigliamento o di mobili affittano i loro prodotti, anche i quadri si possono affittare.
Steve Jobs se li faceva multimediali e cambiava le pareti di casa ogni settimana.
Una settimana era tutto Picasso, quella dopo Vermeer, poi ancora Tiziano o Giotto o Andy Warhol.
Quindi liberarsi del surplus è sano e energizzante, ci consente di avere nuove idee creative e di sentirci più liberi: ci serve utilizzare più che possedere
A Milano il “Csbno” sta sviluppando una biblioteca degli oggetti di fianco ai suoi libri, mentre “Leila” a Bologna è sempre più grande e sta indicando un altro tipo di vita con più condivisione.
Il progetto è aperto a ogni città, Palermo ha già aderito con ben due sedi col nome di “Zero”.
In ognuno di questi luoghi si può prenotare online oppure recarsi sul posto dove esiste anche uno spazio conviviale multiforme.
Non è troppo tardi per rimediare, per cambiare abitudini, per dare buoni esempi alle generazioni più giovani.
Siamo anche in autunno è il momento giusto per fare spazio in casa e negli armadi, vendiamo e regaliamo, così quando arriveranno le pulizie di primavera ci sarà molto meno da fare e si potrà andare al mare con figli e nipoti o amici a cercare le uova del coniglio fra gli scogli.
What else?
Libri consigliati sull’argomento:
“Mai abbastanza” ed. Sperling e Kupfer della psicoterapeuta Lucrezia Marino.
Di Marcello Veneziani “Scontenti” ed. Marsilio.
“Il merito tradito” di Francesco Farina ed. Donzelli.
Infine o magari invece prima, leggetevi “Operaie” di Leslie T. Chang ed. Adelphi, qualunque cosa facciate o abbiate fatto vi assicuro che dopo vi tornerà la gioia per dove siete nati e per la vostra vita.