Belgrado città di fantasmi. Non solo quelli di una delle più sanguinose guerre fratricide, anche quelli, più privati, delle sparizioni dei neonati sottratti alla nascita e venduti dagli ospedali. I casi accaduti attorno agli Anni ’80 sono stati provati e coincidono con l’inizio del declino di un popolo che verrà lacerato.
Separare il sangue e separare nel sangue. Dividendo per sempre e storicamente nel secondo caso (la ex Jugoslavia), non nel primo; perché il legame di sangue non è solo fisico, ma soprattutto psicologico. Lo dimostra il bellissimo film del serbo Miroslav Terzic, presentato alla Berlinale 2019. Nulla può eliminarlo, né le carte, né la burocrazia, né gli inganni, né le minacce di uno stato di polizia corrotto e corruttibile. Le cose andranno rimesse al loro posto, come la statuetta di porcellana sulla specchiera nell’ingresso della casa di Ana. Non a caso una sarta, che in un film fortemente simbolico avrà il compito di ricucire (le STITCHES del titolo internazionale sono le cuciture) ovvero di riunire, rimettendo insieme due lembi strappati alla nascita di Stefan, sottratto con un ignobile sotterfugio alla madre biologica facendolo credere morto senza neppure mostrarne il corpo (agli atti dichiarato storpiato e ‘smaltito’ dall’ospedale).